La nota della Corte risponde a diversi dubbi sollevati dopo la dichiarazione di incostituzionalità della norma introdotta da Monti che bloccava la perequazione (ossia l'adeguamento) delle pensioni.
Lo fa precisando che la sentenza della Consulta produce i seguenti effetti: dal momento della pubblicazione, la norma dichiarata incostituzionale non ha più efficacia.
Pertanto, coloro che hanno subìto il blocco della perequazione della pensione possono adottare tutte le iniziative che ritengono più opportune (dalla semplice domanda alla proposizione di una vera e propria azione giudiziale).
Tutto, quindi, è rimesso alla valutazione dei destinatari della norma non più in vigore dopo la sentenza di incostituzionalità.
Nessuna automaticità dunque.
Analogamente, il Governo può decidere di adottare nuove misure e di emanare nuove norme, anche modificando il "livello" oltre il quale bloccare l'adeguamento delle pensioni- limitandosi a quelle di importo più elevato - laddove dovesse essere necessario.
Una cosa è certa: la sentenza della Corte Costituzionale ha reso inefficace la norma sul blocco della perequazione delle pensioni superiori a 3 volte il minimo INPS; pertanto, le somme da corrispondere devono essere rivalutate, nella misura risultante dai conteggi che, una volta ultimati, dovranno essere resi noti.
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