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Visualizzazione dei post da marzo, 2016

Fallimento delle società che trasferiscono la sede all'estero. Criteri

In quali casi la società costituita in Italia che trasferisce la propria sede legale all’estero, rimane assoggettata sia alla giurisdizione italiana che alla disciplina concorsuale nazionale ?  I giudici di merito hanno recentemente affermato che non sempre il trasferimento della sede all'estero tutela la società da una dichiarazione di fallimento secondo la normativa italiana. In particolare, sostengono i Giudici, che il  regolamento comunitario in materia, stabilisce che sono competenti ad aprire la procedura di insolvenza i giudici dello Stato membro nel cui territorio è situato il centro degli interessi principali del debitore.  La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, sul punto, ritiene che il centro degli interessi di una società debitrice   sia da assimilare al luogo  dell'amministrazione principale della stessa, determinato sulla base di elementi oggettivi e riconoscibili dai terzi.  Si ritiene che la suddetta presunzione possa essere superata qualora sia possibile

Le motivazioni di inconciliabilità vanno riportate nel verbale di mediazione.

I giudici di merito in una recentissima sentenza (il Tribunale di Roma), hanno rafforzato quello che ormai sembra essere l'orientamento maggiore sull'interpretazione  delle norme che regolamentano l'attività del mediatore. Spesso infatti il mediatore si limita a verbalizzare, all'esito dell'incontro fra le parti, che queste non sono disponibili a conciliare, senza entrare nel merito delle motivazioni del rifiuto. I Giudici, sembra, non tollerino più il sistema creato dalla prassi e che si basa, sostanzialmente, su una implicita volontà  di destituire di valore giuridico lo strumento deflattivo della mediazione. Infatti l'interpretazione sta virando verso una maggiore aderenza al dato normativo ed anche in direzione di maggior  rispetto della ratio tipica dello strumento in sè considerato. Sostengono i Giudici  che, “ una corretta verbalizzazione da parte del mediatore delle circostanze che attengono a segmenti del procedimento di mediazione e che, a vario tito

Limiti all'eccezione di inadempimento nel preliminare di compravendita

Se si verifica l'inadempimento di una parte contrattuale rispetto ad una prestazione  corrispettiva, l'altra può rifiutare di adempiere la propria? In linea di principio SI. Il codice civile prevede questo antico e quantomai utile rimedio da applicare nei contratti a prestazione corrispettiva.  Corrispettivo nello specifico implica un nesso di reciprocità,  quello cioè nel quale ogni parte assume l'obbligazione di eseguire una  prestazione  (di dare o di fare) in favore delle altre parti esclusivamente in quanto tali parti a loro volta assumono l'obbligazione di eseguire una  prestazione  in suo favore. Molte volte le parti scelgono di impegnarsi  a concludere successivamente un contratto ed in questo caso NON SEMPRE, trova applicazione quanto detto sopra. Infatti nello specifico caso del contratto  preliminare    l'orientamento prevalente prevede condizioni particolari per l'applicazione dell'eccezione di inadempimento. Porterò il caso del preliminare di c

Chi deve dimostrare la causale di un assegno?

Alcune controversie ed alcune decisioni giudiziali confermano quanto sia necessario , in qualunque ambito professionale, essere molto dettagliati e circostanziati su ogni aspetto della relazione stessa, sopratutto su quelli ai quali nella prassi si dedica meno attenzione. A quanti di noi, nei rapporti professionali o commerciali, capita di essere "al di là del dettaglio" ? Vuoi per il rapporto di fiducia, per la fretta, per la noia, molti degli aspetti della relazione professionale vengono trascurati oppure semplicemente omessi dalla visione più ampia degli scenari possibili futuri. Ad esempio, nelle relazioni che implicano un notevole rapporto di fiducia reciproca, anche le categorie professionali più meticolose, scelgono spesso di concentrarsi sulla prestazione da eseguire piuttosto che sugli aspetti pratici e documentali del contratto professionale dal quale quella prestazione trae origine. In "fiducia" tutto è concesso. "Basta una stretta di mano". E c

Contrasti normativi in materia di strumenti di risoluzione alternativa della controversia

ADR, mediazione, negoziazione. Tutti nuovi istituti di risoluzione alternativa delle controversie, da avviare in via preventiva ad una eventuale causa ed in determinate materie, oggetto del contendere. La confusione tra i suddetti strumenti è tanta e si  spalma, omogeneamente, tra i diversi livelli di utenza del diritto. Tra clienti, avvocati e giudici, di tanto in tanto, comunichiamo il nostro stupore e spesso, di fronte a casi pratici, davvero non si sa che strada intraprendere. Di recente un Tribunale, quello di Verona,  ha ritenuto di rimettere alla valutazione della Corte UE la questione della compatibilità tra la mediazione obbligatoria, introdotta dall’art. 5 comma 1bis del D. Lgs. 28/2010, e la speciale procedura di risoluzione alternativa della controversie (ADR), introdotta nel Codice del consumo in attuazione alla direttiva 2013/11/UE. Nel caso di specie, un consumatore ha proposto opposizione ad un decreto ingiuntivo emesso a suo carico, a fronte del saldo debitore di conto

Diritti ereditari del coniuge in seconde nozze

La Cassazione recentemente ha stabilito   che, in materia di successione necessaria, ai fini della determinazione della massa attiva ereditaria e delle quote riservate ai legittimari, occorre avere riguardo a tutti i beni che appartenevano al de cuius al momento della morte, al netto dei debiti.  Tale massa va, però, maggiorata del valore dei beni donati in vita dal defunto, senza che possa distinguersi tra donazioni anteriori o posteriori al sorgere del rapporto da cui deriva la qualità di legittimario. In particolare, nel caso di specie, è stato negato che la qualifica di legittimario in capo alla moglie, in seconde nozze, del de cuius potesse comportare una distinzione degli atti da sottoporre a riunione fittizia, ai fini dell’azione di riduzione, per il fatto che tale qualifica fosse intervenuta in un momento successivo a quella dei figli nati dal primo matrimonio. Infatti, il principio è che non si possono escludere nel donatum le liberalità effettuate dal de cuius ai propri figli

La banca risponde in caso di pagamento dell'assegno ad un "falso" avente titolo

La cassazione ha recentemente disposto che la banca risponde dei danni arrecati al cliente in caso di pagamento di un assegno, non trasferibile, ad un " falso " avente titolo. Nella fattispecie, la banca provvedeva al pagamento di un assegno non trasferibile a persona diversa dall’effettivo beneficiario avente titolo. Il possessore del titolo veniva identificato dal cassiere ma tramite falso documento di riconoscimento . Il beneficiario legittimo ricorreva alle vie giudiziali nei confronti della banca, per ottenere il risarcimento dei  danni, ritenendola responsabile per il pagamento a favore di soggetto non legittimato. In primo e in secondo grado, si dava torto al traente in quanto veniva ribadito il legittimo comportamento della banca negoziatrice. A questa, secondo l'interpretazione fornita dai Giudici, non poteva ascriversi alcuna colpa, poiché l’Istituto medesimo aveva identificato il possessore del titolo sulla base di documenti che apparivano regolari. Pertanto,

Segnalazione presso la Centrale Rischi della Banca d'Italia

Nel caso di inadempimento protratto, la presenza di garanzie  e proprietà immobiliari consente di evitare la  segnalazione a sofferenza presso  la Centrale Rischi della Banca D’Italia ? La giurisprudenza ordinaria di attesta su una risposta negativa. Nella fattispecie concreta i giudici hanno respinto il reclamo proposto dal correntista, avverso il primo provvedimento con il quale era già stata rigettata, la richiesta formulata in via di urgenza (ex art 700 cpc), finalizzata ad ottenere l’ordine di cancellazione della segnalazione. Il ricorrente lamentava, tra l'altro, l’illegittimità dell’iscrizione a sofferenza presso la Centrale Rischi, in quanto la Banca avrebbe omesso di valutare la sua complessiva situazione finanziaria ed in particolare l'ingente patrimonio immobiliare di cui era proprietario. Il Tribunale in questione (quello di Bari) ha affermato che l’inadempimento protratto nel tempo legittima la segnalazione a sofferenza, poiché “ è, senza dubbio, sintomo di un

Il prestanome può essere coinvolto nella bancarotta ?

L’amministratore societario che funge da “ testa di legno ” risponde del reato di bancarotta fraudolenta se consapevole delle condotte illecite perpetrate dall’amministratore effettivo. I Giudici della Corte di Cassazione (sez. penale) hanno confermato che, in ambito di bancarotta fraudolenta, il soggetto investito in modo esclusivamente formale della carica di amministratore - quale mero prestanome - risponde come gli altri dei reati contestati a titolo di omissione. Ad avviso della Corte, con riferimento all’elemento oggettivo che integra il reato, concorrono alla consumazione del delitto tutti coloro che hanno, in qualunque modo, apportato un concreto contributo alla produzione del dissesto dell’azienda. Quindi l’imputato - prestanome di altri soggetti che agivano come amministratori di fatto - é chiamato a rispondere dei reati contestati a titolo di omissione, in quanto la semplice accettazione della carica formale attribuisce alla cosiddetta “testa di legno” doveri di vigilan

Informarsi prima di investire è un onere

Quale informativa deve fornire l'intermediario finanziario per le operazioni su strumenti finanziari derivat i? Ultimamente la Cassazione ha fornito un'interpretazione specifica sugli oneri informativi da parte degli intermediari finanziari, quando l'operazione di investimento ha ad oggetto strumenti derivati. Questi sono strumenti  finanziari il cui valore dipende ("deriva") dal valore di un'altra attività finanziaria o reale (attività sottostante). Nello specifico, gli strumenti finanziari derivati sono contratti il cui valore dipende dall'andamento di un'attività sottostante nota anche come "underlying asset". Le attività sottostanti possono avere natura finanziaria (come ad esempio i titoli azionari, i tassi di interesse e di cambio, gli indici) o reale (come ad esempio il caffè, il cacao, l'oro, il petrolio, ecc).  In questo tipico caso di operazione di investimento, sostengono i giudici, che non sussista onere per la banca di inform

4 importanti agevolazioni fiscali sull'acquisto di veicoli per i casi di disabilità

Sapevate che i disabili o i loro familiari che acquistano un veicolo possono contare su quattro benefici?  Proprio così la legge prevede che qualora il disabile ovvero il familiare, a carico del quale è posto, intende acquistare un veicolo possa usufruire di 4 benefici che sono: l’IVA agevolata, la detraibilità IRPEF, l’esenzione dal pagamento del bollo auto e l’esenzione dalle imposte di trascrizione sui passaggi di proprietà. Spieghiamoli meglio nel dettaglio.  L’IVA agevolata del 4% è applicata all’acquisto di veicoli, nuovi o usati, con cilindrata fino a 2000 centimetri cubici, se a benzina, e 2800 centimetri cubici, se con motore diesel, che rientrino in una delle seguenti categorie: motocarrozzette, motoveicoli per trasporto promiscuo o specifico, autovetture, autoveicoli per trasporto promiscuo o specifico. Si può beneficiare di questa agevolazione solo una volta ogni quattro anni, salvo cancellazioni dal Pubblico Registro Automobilistico avvenute prima della scadenza del quadri