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Belli e dannati

"Ho voglia di andare a teatro, e voi?"

Le indagini condotte presso il portiere dell'albergo rivelarono soltanto due "concerti" domenicali.

"Sono sempre gli stessi" gemette lei sconfortata. "Gli stessi
vecchi ebrei. Oh, andiamo da qualche parte!"
Per nascondere un vago senso di colpa, come se fosse stato suo dovere organizzare uno spettacolo di qualsiasi genere per il
piacere di lei, Anthony assunse un tono di disinvoltura esperta. "Andiamo in un bel cabaret."
"Li ho già visti tutti."
"Be', ne troveremo uno nuovo."
Gloria era di pessimo umore; questo era evidente. Gli occhi grigi erano ora di granito. Quando non parlava guardava fisso davanti a sé come se fosse attratta da qualcosa di disgustoso nel vestibolo. "Su, allora andiamo."
Egli la seguì, graziosa perfino nella pelliccia che l'avvolgeva,
fino a un taxi, e con l'aria di avere un posto preciso in mente disse all'autista di arrivare a Broadway e poi girare a sud. Fece parecchi tentativi distratti per iniziare una conversazione ma, poiché ella adottò un'armatura impenetrabile di silenzio e gli rispose con frasi cupe quanto il buio freddo del taxi, finì per rinunciare e adattandosi al suo umore precipitò in una confusa tristezza.
A una decina di isolati dall'inizio di Broadway gli occhi di Anthony furono attratti da un'insegna elettrica grande e insolitache sillabava   "Marathon" in una splendente scritta gialla, ornata di foglie e fiori elettrici che alternativamente scomparivano e apparivano sulla strada bagnata e lucente. Anthony si chinò e batté sul finestrino e subito ricevette informazioni da un portiere negro: sì, era un cabaret. Un bel cabaret. Il più bello
della città! "Dobbiamo provare?" 

"Belli e dannati"

I primi appuntamenti di Gloria e Anthony i personaggi principali del libro. Due personalità   difficili ma dipinte così bene dallo scrittore, da apparire, alla fine, in tutta la propria ingenuità e trasparenza, quasi vittime di una società scarna di idee, valori e tutta orientata all'apparenza.

Scritto prima del "grande Gatsby", ne sembra quasi una mini rappresentazione, una scena teatrale in cui si narra di ambienti borghesi sazi del benessere, annoiati e dall'essenza assopita. Eppure è tagliente e profonda la percezione della insoddisfazione dei giovani di quell'ambiente opulento e vacuo, come fossero rassegnati alla consapevolezza del vano, dell'inutilità dell'essere.

A me piacciono i suoi libri semplicemente perché offrono una visione piena, realistica e perfetta del decadimento dei valori, aumentando, d'altro canto, la consapevolezza del bello.

Fitzgerald Scott


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