Passa ai contenuti principali

Litighiamo o mediamo ?

Che differenza c'è tra una lite ed una conciliazione fatta fuori dal giudizio ?

È meglio una o l'altra ? Con quale otterrò maggiori risultati ?

Queste sono le domande che le persone sono solite fare quando hanno un interesse oppure vantano un diritto che in qualche modo è stato turbato o violato.

La risposta non è mai la stessa per tutti perché cambiando contesto, obiettivi, interessi, posizione, non a tutti è possibile dare la stessa risposta.

Alcune circostanze sono oggettive, tipo durata, costi ed economicità della mediazione oppure ADR in genere, ma altre sono assolutamente soggettive e variabili.

Di certo si può fare focalizzare l'interessato su quanto sia parte attiva e dinamica in una mediazione e quanto invece sia passiva in un giudizio, dove la scelta della soluzione spetta ad un giudice terzo e che, per quanto l'avvocato sia bravo ad orientare la decisione, decide sulla base di dati che non sempre sono oggettivi e certi.

Ma di più e più specificatamente.

In una mediazione, ADR o conciliazione, la cosa che più conta è la comprensione del contesto e di variabili molto importanti risultando opportuno gestire e controllare dei fattori che possono influenzare l’esito della risoluzione della controversia.

Fermo restando che in una mediazione è scontata una differenza di vedute e quindi un contrasto di posizioni iniziali, l’importante è gestire il rapporto con le parti ovvero con la controparte, in modo positivo al fine che il conflitto latente o la differenza di vedute non si trasformino in uno scontro.

Importantissimo: il conflitto va gestito e non deve essere evitato. 

Esso è un’opportunità perché può aprire una varietà di opzioni risolutive del conflitto. 

In altre parole il conflitto è elemento determinate per la scelta della strategia.

Naturalmente per conflitto qui si intende la consapevolezza che gli obiettivi e le posizioni delle controparti sono distanti e difficili da conciliare.

E’ quindi necessario scovare le reali motivazioni nascoste dietro le posizioni espresse. Molto spesso dietro una posizione rigida ci sono atteggiamenti difensivi e di diffidenza i quali affinché si possano superare richiedono un'apertura e disponibilità a comprendere.

E’ un lavoro che può richiedere tempo ed una specifica professionalità.

In generale i fattori da tenere in considerazione sono:

1. Gli obiettivi che gli attori coinvolti vogliono raggiungere.

  Non è sufficiente prendere in considerazione solo gli elementi di scambio (denaro, immagine, reputazione, sicurezza e comfort) ma considerare anche cosa può significare per la controparte "perdere il suo punto". 

E’, dunque, necessario comprendere le motivazioni retrostanti ed i bisogni psicologici inespressi.

Esercizio vero e proprio di empatia e non sempre agevole. 

2. Le alternative rispetto alle posizioni inizialmente proposte. 

Spesso ciò che viene proposto in prima istanza rappresenta una posizione non definitiva su cui ci si aspetta di trattare e quindi è necessario esplorare le varie soluzioni e gli impatti che possono avere sulle parti in gioco.

3. Le relazioni che le controparti intendono stabilire. 

E’ importante, ad esempio, capire se il rapporto con la controparte avrà carattere occasionale oppure sarà di lungo periodo e quindi richiederà necessariamente una soluzione stabile ed affidabile nel tempo.

4. Le conseguenze.  Occorre analizzare, per ogni soluzione, quali potranno essere le conseguenze per le parti coinvolte. 

"Quale costo comporta questo risultato rin termini prospettici? "

Spesso la posta in gioco non riguarda solo gli elementi di scambio immediati ma gli effetti di lungo periodo delle decisioni prese.

5. I rapporti di forza. Se una delle parti ha molto più potere negoziale dell’altra è possibile che intraprenda un approccio “prendere o lasciare”. 

 Tuttavia se, ad esempio, intende avere rapporti di lungo periodo con la parte più debole dovrá in qualche modo scendere ad un compromesso che consenta all’altra parte di mantenere dignità e lealtà.

6. Le possibili soluzioni. Una volta individuati lo scenario complessivo e i fattori precedentemente descritti si può iniziare ad individuare le possibili soluzioni per trovare un accordo.

Qui è fondamentale lo stile e la tattica necessarie per raggiungere la soluzione.

 In altri termini la strategia.

 Lo stile in particolare è decisivo in quanto non deve mettere la controparte sulla difensiva e per fare questo la soluzione su cui si ragiona deve soddisfare realmente le esigenze delle parti senza "trucco e senza inganno" 

Beneficio per tutti reale ed effettivo.

Come si può comprendere, una negoziazione, transazione, ADR o mediazione, contiene al suo interno elementi di oggettiva complessità che, tuttavia, diventano tasselli fondamentali per la soluzione della questione.

Come un gioco di scacchi da giocare con tattica, professionalità e congruenza.

Commenti

Post popolari in questo blog

Il lavoratore in malattia può andare in palestra?

Il titolo del post non è provocatorio. Tutt'altro. Rappresenta un recente principio sancito dai giudici della Cassazione e che suona così: il licenziamento è illegittimo se la causa dello stesso risiede nell'allontanamento da casa del lavoratore "malato" per esigenze diverse da motivi di lavoro. Ciò perché le incombenze extra lavorative, tra i quali anche il moderato esercizio fisico, non precludono o ritardano la guarigione e dunque il rientro a lavoro. La sentenza è interessante perché sembra stia cedendo quel rigido principio in materia di lavoro che ricollega la malattia alla necessità di restare immobilizzati a casa per paura di eventuali controlli e, dunque, sanzioni sul posto di lavoro. La maggiore flessibilità dei Giudici nello specifico riflette la convinzione che il lavoratore, sopratutto se malato, possa anzi accelerare il proprio processo di guarigione attraverso una qualche forma di attività fisica anche all'esterno. Chiaro è che tutto andrà comunque

Divorzio e separazione ? Simple and Fast

Il  divorzio breve  è stato introdotto in Italia dalla  legge n. 55  del 6 maggio 2015, pubblicata l’11 maggio nella Gazzetta Ufficiale n. 107. Si può divorziare senza avvocato?  Il divorzio breve con figli minorenni è possibile?  Queste le domande che mi si pongono spesso. Questa legge ha modificato molto la normativa in materia e fra le modifiche che fanno più clamore c'è la possibilità che i coniugi possano divorziare in soli sei mesi. Premetto subito. Anche dopo l’approvazione della legge di cui sopra (sul divorzio breve),  non tutti i coniugi potranno interrompere il loro matrimonio dopo soli 6 mes i. Ciò è possibile solamente nei casi di separazione consensuale. In questo caso i coniugi potranno approfittare del divorzio breve.  Ma le modifiche sono molte e molti sono stati i cambiamenti apportati in merito alla separazione consensuale, alla separazione giudiziaria e allo scioglimento della comunione. Vediamoli insieme. Divorzio breve:

Affido condiviso e collocazione prevalente dei figli

Faccio sempre un poco di fatica quando devo spiegare ai miei clienti cosa sia il collocamento prevalente di un figlio presso uno solo dei genitori. Sopratutto quando difendo un uomo-papà. Mi chiede subito, il papà-cliente? " ma che vuol dire.   Io sapevo che ormai i figli vengono affidati ad entrambi i genitori i quali partecipano al cinquanta percento alla crescita, educazione ed anche mantenimento dei figli. Che vuol dire che mio figlio potrebbe essere collocato prevalentemente presso la madre ?"  Anzitutto chiariamo prima: >>> cosa significa "collocamento" prevalente di un figlio presso uno solo dei genitori? Significa che l'affidamento del figlio sarà condiviso fra i genitori ma lo stesso risiederà stabilmente presso uno di essi, il prescelto.  Quindi il genitore collocatario avrà l'affidamento del figlio in percentuale maggiore rispetto all'altro. Quest'ultimo potrà vedere il figlio, ad esempio, un paio di giorni a settimana