Circa 5 anni fa venne in studio una giovane donna con una figlia di appena due anni. Mi spiegó la propria situazione, che sostanzialmente era questa.
Si era separata dal marito, non lavorava, viveva con i suoi genitori tra i quali lavorava solo saltuariamente il padre come manovale edile.
Mi disse che l'ex non si faceva più sentire nè vedere, non cercava la figlia e pur lavorando non le passava una lira, anzi un euro.
Ovviamente le esigenze della signora erano urgenti, pratiche e concrete. Tentai di parlare con l'ex marito, venne in studio anche lui e chiacchierammo un poco. Mi assicurò che avrebbe dato qualcosa alla moglie ogni mese e così fece per qualche tempo. Finché decise di farsi assistere legalmente e lì la cosa, paradossalmente, si complicò invece che sistemarsi perché smise di pagare, di incontrare la figlia costringendoci ad agire giudizialmente.
Ottenemmo dal Giudice sia un provvedimento che regolava il diritto/Dovere di visita del padre verso la figlia, che l'obbligo per il suo datore di lavoro di versare, mensilmente è direttamente sul conto della ex moglie, una parte del proprio stipendio.
La somma era obiettivamente più cospicua di quella che avevamo pattuito in via bonaria. Il Giudice infatti in questi casi è solito assegnare il mantenimento in proporzione allo stipendio mensile.
Per cui ad esempio su uno stipendio di 1.200 Euro fisserà il mantenimento per il minore in eu 350 circa mensili ed è probabile, in caso di disoccupazione dell'altro coniuge, che attribuisca circa 200 euro per il suo mantenimento.
Quindi ogni mese la signora riceveva un bonifico direttamente dal datore di lavoro dell'ex marito.
Ad un certo punto l'ex marito, cambia lavoro e non si fa assumere!
Finalmente ci è riuscito. Ha vinto.
Adesso sì che gli hanno suggerito la strategia giusta per sottrarsi per sempre dai propri diritti e doveri genitoriali.
Manco a dirlo la figlia continuava a non vederla e non cercarla. Il problema della contribuzione lo avevamo risolto ma non potevamo mica obbligare qualcuno a fare il padre, mi sembra ovvio.
Comunque poi licenziandosi non contribuì più neppure economicamente e quindi risolse i suoi problemi.
Apparentemente li risolse. Perché a quel punto la macchina difesa/giustizia era stata attivata e si trovò al centro di una serie di cause civili e penali. Guerra totale.
Più volte mi sono chiesta come mai non cede all'amore per sua figlia? Come mai continua a lottare contro la propria paternità ? Perché non sceglie di riavvicinarsi a sua figlia e di contribuire alla sua crescita sotto tutti i punti di vista.
L'unica risposta che ho trovato è stata: la routine, la prassi ed il cinismo di chi non lo ha voluto guidare in un modo un poco, solo un poco più giusto.
Tutti gli individui coinvolti in quel conflitto continuano la loro vita, la madre che adesso lavora saltuariamente, la figlia che ha sette anni e si è abituata a non avere un padre, ha accettato il suo rifiuto, ed il padre stesso che si è fatto un altra vita, continua a lavorare in nero, come uno schiavo, a vivere nascosto per paura di perdere poche centinaia di euro che poi contribuirebbero al benessere della figlia. Ma non vuole cedere.
Nessuno gli fa cambiare percezione. La famiglia, la compagna, il legale. Tutti sono in guerra nella stessa battaglia, sullo stesso fronte.
Qual'è il risultato?
Una figlia senza un padre anche se è vivo ed entrambi potrebbero godere del loro reciproco amore.
Odio. Avidità.
Questo il risultato.
Anche i Giudici sembrano abituati all'indifferenza ed al disfacimento di certi valori.
Certo non è che si può pretendere svolgano una funzione sociale..
Tuttavia
una sentenza nella quale si sancisce che il reato di omesso assolvimento dei doveri genitoriali non sussiste perché " la nonna (la madre dell'ex per intenderci) circa ogni 6/7 mesi, durante il periodo del contestato reato, ha dato 50 eu alla madre della bambina (lo ha detto la cugina di lui)", io la definisco aberrante!
Tutto questo per dire che la giustizia, intesa come sistema, sta collassando su se stessa. Forse perché certe cause non dovrebbero neppure arrivare di fronte ad un Giudice?
Forse perché il buon senso dovrebbe spingere i professionisti a trovare un accordo prima ?
Forse perché gli utenti, i cittadini, tutti noi dovremmo essere maggiormente abituati alla pace piuttosto che alla guerra?
Esiste un'etica professionale ?
Io rispondo a tutte le domande affermativamente e dico SI all'etica professionale, SI all'importanza del caso concreto ed alla valutazione di tutti gli interessi coinvolti nella questione conflittuale, con degna prevalenza di tutela per quelli più sensibili e di ordine superiore.
Dico NO alla prassi, all'abitudine, alla lotta di principio e solo per avidità.
Invito tutti e dico tutti a valutare sempre le proprie "ragioni" sulla base di tanti punti di vista e non di uno solo perché in alcuni casi il peso che si rischia di caricarsi sulle spalle è davvero troppo pesante.
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