[Lo so che da un po' non scrivo articoli nuovi sul blog. E no! non è perché sono in ferie. Per me scrivere è una passione e quindi il fatto che non ho scritto non è dipeso da questo. Semplicemente sto apportando qualche modifica al blog per renderlo più funzionale e quindi avevo intenzione di scrivere il nuovo articolo solo a modifica fatta. Ma non posso più aspettare. Voglio scrivere e condividere. Quindi ecco pronto il nuovo articolo]
Conoscerai il punto di vista dei giudici europei sulle conseguenze del - ritardo e della -mancata esecuzione di quanto stabilito in una sentenza emessa dai giudici nazionali circa l'affidamento dei figli in caso di separazione.
Ti descrivo il caso portato davanti alla corte europea. Un caso molto più frequente di quanto tu possa pensare.
Un giudice nazionale russo, trovandosi a decidere le condizioni di una separazione, ha disposto che il figlio doveva essere affidato alla madre, una cittadina russa. Ha ritenuto, così, fosse la scelta migliore nell'interesse del figlio.
Tuttavia, come sai benissimo, non sempre l'emissione di una sentenza garantisce anche l'effettività del risultato. Inoltre tutto il mondo è paese. Voglio dire che la scarsa concretezza giudiziale non 'capita' solo in Italia. Tutt'altro! Si verifica anche in altre nazioni e contesti culturali.
Infatti nonostante quanto disposto dai giudici, Tatyana, non è riuscita ad ottenere effettivamente e realmente che suo figlio si trasferisse da lei. Ha ritenuto di non essere adeguatamente tutelata dallo Stato e si è rivolta alla Corte Europea dei diritti dell'uomo, invocando una norma specifica che è l'art. 8 CEDU (CONVENZIONE EUROPEA PER LA SALVAGUARDIA DEI DIRITTI DELL'UOMO E DELLE LIBERTÀ FONDAMENTALI - Firmata a Roma il 4 novembre 1950 e ratificata da moltissimi stati tra cui l'Italia).
Questa norma si intitola << diritto al rispetto della vita privata e familiare >> e quando riguarda figli minori il suo obiettivo primo (lo scopo) è tutelare l'interesse SUPERIORE del minore stesso, che nello specifico era, appunto, VIVERE CON LA MAMMA.
Infatti lo stesso giudice nazionale russo, per quel bambino aveva ritenuto che il meglio per il suo benessere, era stare con la madre.
Solo che, come in molti altri sistemi giudiziari nazionali, la sentenza resta lettera morta, perché non si prevedono strumenti efficaci che GARANTISCANO che quelle parole diventino realtà. Ecco perché parlo di scarsa concretezza.
Secondo la Corte europea la mancata esecuzione della sentenza nazionale che aveva disposto l'affidamento del minore alla madre/ricorrente, rappresenta la violazione dell'art 8 CEDU.
Quindi ha condannato la Russia, motivando pressappoco così.
+ le autorità nazionali debbono tener conto degli interessi e dei diritti di tutti i soggetti coinvolti nella vicenda, dei diritti di cui all’art 8 e sopratutto
<< dell'interesse SUPERIORE del minore >>
Il punto di vista dei giudici europei è che ciascuno Stato (che ha firmato la convenzione - CEDU) è tenuto a creare e SVILUPPARE un sistema giuridico che garantisca il rispetto degli obblighi positivi stabiliti dalla convenzione stessa.
Tra questi obblighi rientra senz'altro quello stabilito da una sentenza nazionale in ambito familiare e relativamente a figli minori.
A che serve stabilire che l'affidamento spetti ad un genitore se non si garantisce anche RAPIDITÀ nell'attuare la decisione stessa nella vita del figlio?
A nulla, te lo dico io.
E anche i giudici ribadiscono questo concetto:
<< che l’efficacia di una misura di affidamento dipende dalla rapidità della sua attuazione >>
Perché il passare del tempo può avere conseguenze irrimediabili per le relazioni tra il minore e il genitore che non vive con lui.
Se vuoi chiedermi qualcosa, puoi farlo qui https://www.studiolegalelaurapizzo.com/contatti-e-collegamenti
Ciao e alla prossima..
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